Appunti

- Dopo averla distratta la prima volta e dopo che si è calmata, si avvicina lentamente
- lei se ne accorge e si spaventa per la potenza anche se sa che non è Kefka
- ha senso che Alphinaud sia confuso suppongo
- Zenos appare, Terra va in panico, lui la tira su di peso e se la porta via (disturbato, molto probabilmente, ma chissà)
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Terra cercò di raggiungere velocemente Alphinaud prendendo il volo, ma la sua strada fu bloccata all'improvviso da un uomo apparentemente spuntato dal nulla.
Era terribilmente alto - sicuramente più di lei di almeno mezzo metro - e, soprattutto, familiare: era l'uomo della visione.
Aveva lunghi capelli biondo rame, che arrivavano fin sotto al suo petto, occhi azzurri, sguardo gelido e quella strana gemma al centro della fronte.
Un brivido gelido, di puro terrore, percorse la schiena della ragazza tanto violentemente da renderle impossibile nasconderlo.
Fece un passo indietro, poi un altro, poi le sue gambe decisero di smettere di reggerla, facendola invece crollare al suolo.
L'uomo si chinò su di lei, la afferrò per un braccio e la rimise in piedi a forza sollevandola di peso.
"Tu vieni con me." disse, guardandola dritto negli occhi.
La prese per i fianchi e, sollevandola senza la minima fatica, se la caricò in spalla.
"La-lasciami!" riuscì a balbettare la ragazza dopo un primo attimo di esitazione, mentre tentava senza successo di liberarsi, "Lasciami andare!"
Fu completamente ignorata dal suo rapitore, che iniziò ad incamminarsi verso la propria meta.
Terra tentò di scagliargli contro degli incantesimi e perfino di cambiare forma per artigliarlo, ma si rese ben presto conto di non averne le forze. Al contrario, forse a causa della paura o forse per un qualche altro motivo, si sentiva come se le sue energie venissero prosciugate sempre più.
Iniziò a sentirsi sempre più leggera, mentre la sua testa si faceva sempre più vuota ed annebbiata...
... fino a quando non perse i sensi.

- tutto tranquillo più o meno
- arrivano quei due
- Terra è un pochino indietro (o avanti) e quindi non fa in tempo ad avvertire e loro accerchiano Alphinaud
- lei si prende malissimo e cerca di aiutare ma poi percepisce Zenos che cerca di controllarla e si blocca per cercare di contrastarlo
- Zenos la "molla" per un attimo ma le appare davanti e lei va in panico
- Lui la colpisce e quasi strangola, lasciandola all'ultimo per non ucciderla

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Terra cercò di raggiungere velocemente Alphinaud prendendo il volo, ma la sua strada fu bloccata all'improvviso da un uomo apparentemente spuntato dal nulla.
Era terribilmente alto - sicuramente più di lei di almeno mezzo metro - e, soprattutto, familiare: era l'uomo della visione.
Aveva lunghi capelli biondo rame, che arrivavano fin sotto al suo petto, occhi azzurri, sguardo gelido e quella strana gemma al centro della fronte.
Un brivido gelido, di puro terrore, percorse la schiena della ragazza tanto violentemente da renderle impossibile nasconderlo.
Fece un passo indietro, terrorizzata, poi un altro e un altro ancora. Per ogni passo che lei faceva all'indietro, però, lui ne faceva uno in avanti.
Il suo manrovescio arrivò senza preavviso, prendendola del tutto alla sprovvista sia per la sua rapidità che per la sua forza: la fece schiantare contro il terreno prima che potesse rendersene conto.
Altrettanto rapidamente, mentre lei era ancora stordita, le si avvicinò nuovamente.
La afferrò per la gola senza la minima esitazione, la sollevò di peso e piantò il suo sguardo gelido dritto negli occhi violacei di lei.
"Tu verrai con me." disse poi, e la lasciò andare solo quando si rese conto che le mani di lei, inizialmente strette intorno alle sue nel tentativo di liberarsi, avevano ormai quasi del tutto perso la forza.
Dopotutto non voleva ucciderla. Non ancora, almeno.

- Una volta a terra, lei cerca di lanciargli un incantesimo, ma lui le calcia la mano e poi la calpesta rompendole probabilmente il polso (ahia)
- di nascosto, lei gli lancia gravity (altra mano per il focus) e lui finisce in ginocchio schiacciato dalla gravità, perché non fa in tempo ad accorgersene
- Sorride, si esalta, cerca di disfarsi dell'incantesimo con la forza bruta (troppo facile batterla con l'occhio, non vuole) e riesce a rialzarsi
- La attacca di nuovo, stavolta con la katana, e la appende contro il muro dopo averla ferita di striscio ad un fianco
- Lei gli lancia Banish e lui scompare, evviva evviva Terra è salva (per ora, se non la recupera Fandaniel o chi per lui)

[spoiler_tag]Scena introduttiva di Zenos[/spoiler_tag]
Zenos era tranquillamente seduto al proprio scranno, con un panno di flanella inumidito con dell'olio nella mano destra e la lama della Storm appoggiata sulle cosce. L'elsa, i piccoli mekugi e il mekuginuki*, erano appoggiati sulla scrivania lì accanto.
Passava la stoffa lungo il metallo con una delicatezza che rivolgeva solo alle proprie armi più fedeli, con movimenti decisi ma delicati.
Si era già preso il tempo per ripulire l'arma con il leggero abrasivo dedito alla sua manutenzione e ora, facendo ben attenzione a dosare la propria forza, stava completando il processo ungendola.
Appoggiò il panno sullo scranno e prese dallo stesso un piccolo foglio di carta di riso, che passò una sola volta per rimuovere l'eccesso di olio sul metallo, dopodiché ripose anche quelli.
Afferrò l'elsa, vi infilò la lama e mise i mekugi in posizione, poi prese il martelletto ed iniziò a battere delicatamente per rimettere la Storm insieme.
Una volta terminato, si cimentò in un paio di fendenti di prova all'aria, per assicurarsi che fosse tutto al proprio posto, e la rinfoderò.
Solo dopo che ebbe finito, si avvicinò al proprio letto, vi appoggiò la katana e ne raccolse una camicia nera, che indossò ed iniziò ad allacciare.

* il mekuginuki è il martelletto-punteruolo che ha la funzione di togliere e rimettere i mekugi (i chiodini di bambù che fissano il manico alla lama)

E se Fandaniel la riducesse a (/mettesse la sua anima in) un cristallo di auracite, lo montasse sulla falce di Zenos e facesse in modo che così la sua falce possa lanciare gli incantesimi di Terra, usando lei stessa come catalizzatore e fonte di energia magica?

Zenos aveva in mente tante, troppe cose. Un miriade di piani, tutti che avevano a che fare con la "bambola".
Ora che la aveva davanti, finalmente a Garlemald, poteva farle ciò che voleva.
Prima, però, doveva far sì che collaborasse. Volontariamente o meno.
Si era rivelata essere più ferale di quanto lui si aspettasse. Aveva addirittura finito per ringhiargli contro ed artigliarlo ad un braccio in quella strana forma rosa.
Da quanto tempo non sanguinava? La semplice idea che quella selvaggia fosse riuscita a ferirlo lo elettrizzava.
Sentì un gemito lieve provenire dalla sua destra, quindi si alzò e si avvicinò al proprio letto per controllare le condizioni della sua ospite.
«Finalmente ti sei svegliata.»
Nel sentire la sua voce, la ragazza spalancò gli occhi e tentò di indietreggiare - peccato che sotto di lei ci fossero le coperte e poco più in alto la testata del letto e la parete. Aveva paura, era chiaramente terrorizzata, ma il suo sguardo... Era come quello di un animale con le spalle al muro. E un animale in un simile stato avrebbe potuto diventare una feroce bestia. Sapeva che sarebbe stato così anche per lei.
La ragazza cercò di fare qualcosa - probabilmente lanciare una magia, a giudicare da come poco dopo guardò la propria mano - ma non ci riuscì: si era premurato di metterle al polso un dispositivo che ne impedisse l'uso.
Non avrebbe lasciato ad una creatura simile la possibilità di fuggire magicamente, non dopo ciò che era successo.
La guardò dritto negli occhi.
«Hai due possibilità.» le disse, del tutto tranquillamente «O eseguirai senza fiatare ogni mio ordine...»
Si chinò su di lei, appoggiando una mano al bordo del letto per sorreggersi, senza mai distogliere lo sguardo.
«Oppure farò in modo di addomesticarti, mia piccola bestia.»
Lei iniziò ad indietreggiare per allontanarsi il più possibile da lui e, una volta arrivata al bordo del letto, ne scese e scattò in piedi, in guardia.
Cosa sperava di poter fare, senza quella sua strana magia?
Lui si alzò in piedi a sua volta, lo sguardo fisso su di lei come quello di un predatore sulla sua preda.
«Hai fatto la tua scelta.» disse, ed iniziò a camminare attorno al letto per raggiungerla.
Appena lui fu abbastanza vicino da potervi quasi interagire ma abbastanza lontano da lei da non essere necessariamente bloccata, la ragazza si gettò lateralmente sul letto, rotolò oltre, si rialzò in fretta e furia e spalancò la porta della stanza... poi, in una direzione totalmente casuale, iniziò a correre.
Zenos assottigliò lo sguardo, camminando lentamente fino a oltrepassare la soglia.
«Vorrà dire che verrò a prenderti.»
Stava solamente giocando con lei. Se avesse voluto, avrebbe potuto apparirle davanti in qualsiasi momento, fermarla e trascinarla indietro.
La caccia, però, era più divertente.
E avrebbe pagato per ogni singolo minuto.

Terra non avrebbe saputo dire da quanto stesse correndo, né dove stesse andando. Era sola e, soprattutto, terrorizzata all'idea di essere trovata e nuovamente usata come arma.
Ogni tanto le sembrava di vedere la figura di quell'uomo in lontananza e, di conseguenza, cambiava direzione.
Corse a perdifiato verso dove sperava che fosse l'uscita, fortunatamente senza essere scoperta.
Almeno fino a quando non raggiunse l'ingresso: lui era lì, davanti alle porte, ad aspettarla.
E lei non aveva modo di superarlo.
Tentò invano di invertire la rotta e tornare a correre per cercare un'altra uscita, ma solo un momento più tardi sentì la sua mano fra i capelli che la tirava indietro con forza.
Sbatté con la schiena contro il suo ampio torace e si ritrovò bloccata dal suo braccio, che la circondò con fermezza paralizzandola.
«No, Lasciami! Lasciami andare!» gridò, cercando invano di liberarsi, ma la sua presa le impediva di muovere le braccia e buona parte del busto.
«Non ti darò una terza scelta, piccola bestia. Per l'ultima volta: starai ai miei ordini o cederai per mia mano?»
La mezza-esper non rispose. Non avrebbe ceduto così facilmente, non importava quanta paura lui potesse farle, né cosa potesse offrirle in cambio. Non voleva tornare a essere un'arma, non poteva sopportarne neanche l'idea.
Rimase in silenzio mentre lui stringeva la presa, rimase in silenzio quando le disse che capiva, rimase in silenzio quando se la caricò in spalla e la portò indietro verso la stanza in cui si era svegliata.
Chiuse la porta a chiave, depositò la stessa su uno scranno e gettò in malo modo lei sul letto.

Il principe si chinò su di lei per guardarla dritto negli occhi.
Il fatto che avesse tentato di mettersi in salvo scappando lo aveva un po' deluso, ma si rendeva conto che lei non potesse assolutamente nulla contro di lui, soprattutto nello stato in cui versava.
La ragazza tremava. Era terrorizzata, eppure si rifiutava di arrendersi e, nonostante tutto, lo guardava con determinazione.
Zenos non poteva che apprezzare il suo comportamento.
Era certo che si sarebbe ribellata abbastanza da farlo divertire.
Afferrò entrambi i polsi di lei e li portò sopra alla sua testa, poi avvicinò il volto al suo.
I lunghi capelli dell'uomo le sfiorarono le guance.
«Ti farò cedere, mia piccola bestia. Prima o poi sconfiggerò la tua mente e prenderò il tuo potere. Ti farò mia.»
Attese qualche momento, affinché lei realizzasse cos'aveva intenzione di fare. Non che gli interessasse particolarmente il corpo di lei... ma quale modo sarebbe stato migliore di quello per intaccare una donna?
Oh, come si sarebbe divertito a distruggerla.
«Completamente mia.»
Avvicinò le labbra al suo orecchio.
«Anima...»
Le sfiorò il viso con la mano libera.
«... mente...»
Lasciò scorrere le dita verso il basso, lungo il suo collo.
«... e corpo.»
Con gli occhi sgranati e colmi di terrore, la giovane si divincolò con tutte le proprie forze, scalciando e cercando di colpire il principe in qualunque modo possibile.
Ma nulla di ciò che poteva fare sarebbe bastato a fermarlo.

Passarono i giorni e, con sua sorpresa, Zenos si rese conto che il metodo che stava utilizzando per addomesticare la belva non stava andando nel verso giusto. L'aveva lasciata ai soldati affinché ne facessero ciò che volevano - a patto di non ucciderla, ovviamente - ma non era bastato. L'aveva lui stesso ferita più volte ed era arrivato perfino a violarla personalmente, ma non era bastato.
Era rimasta un'ultima opzione. Strano per lui non pensare a farlo come prima cosa ma, in realtà, le sue aspettative si erano innalzate proprio per questo motivo. Fisicamente, la ragazza sembrava in grado di sopportare pressoché qualunque cosa, eppure si era reso conto che dopo i giorni trascorsi con i soldati, si era smosso qualcosa.
A quanto dicevano un paio di loro, sembrava essersi affezionata ad uno dei nuovi arrivati, che aveva cercato di difenderla.
Quale opportunità migliore per infliggerle la ferita più profonda? Non aveva intenzione di catturare i suoi altri amici, no, sarebbe stato un risvolto scontato e decisamente noioso. Il soldato, però, era un'ottima alternativa e sarebbe servito anche da lezione agli altri.
Quel giorno, lo aveva fatto chiamare al suo cospetto, accompagnato dalla bambola.
«Signore.» aveva detto il giovane Hyur, con tanto di saluto imperiale «Mi avete fatto chiamare?»
Zenos guardò la ragazza, si alzò e si avvicinò ai due.
Sfoderò una delle proprie katane - la prima che gli capitò sotto mano, non rimase a guardare quale - e ne mise l'elsa fra le mani di lei, poi consegnò l'altra a lui e tornò al proprio posto.
I due si guardarono, poi tornarono a guardare il Garlean.
«Signore?» fece il ragazzo, ma il principe non lo degnò di una spiegazione approfondita.
Diede loro solamente un ordine.
«Combattete.»
I due si guardarono nuovamente, poi la ragazza lasciò cadere a terra la spada.
«Non lo farò.» disse «Non seguirò i tuoi ordini.»
Zenos guardò il ragazzo per esortarlo a fare la prima mossa, ma lui esitò.
«S-signore, non posso farlo, ha gettato la sua arma!»
Il Garlean portò la mano destra, con il gomito corrispondente appoggiato al bracciolo del trono, al lato del capo per sorreggerlo.
«Combattete. Non lo dirò una terza volta.»
A quelle parole, il ragazzo prese la spada che lei aveva lasciato cadere e la mise nuovamente fra le sue mani. Mormorò qualcosa e, finalmente, iniziarono a danzare.

- Zenos costringe Terra ad ucciderlo
- Terra crolla

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